Crescita e Sviluppo: partner su cui puntare.

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Necessità e proposte

L’esigenza di dare maggiore respiro alle iniziative di carattere locale, pervenendo a una maggiore integrazione tra azioni sul fronte delle risorse umane, intervenendo a favore delle imprese e dei territori, induce a sottolineare, innanzitutto, l’importanza di un inserimento organico dei piani di sviluppo locale all’interno delle strategie di programmazione multilivello finanziate, a vario titolo, sia con le risorse ordinarie nazionali, sia con quelle per lo sviluppo derivanti dal bilancio nazionale e da quello comunitario. L’integrazione tra programmi comunitari, nazionali e regionali, da un lato, e programmi locali, dall’altro, deve avere come obiettivo la promozione di progetti che siano in grado:
  • di mobilitare risorse sufficienti per dare risposte adeguate alla progettualità e all’intraprendenza dei sistemi locali;
  • di porsi in linea con i reali bisogni del territorio, tali da assicurare una effettiva valorizzazione delle specifiche filiere produttive territoriali, oltre che congruenti sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza;
  • di assicurare una positiva interazione tra capitale umano (scolarizzazione, knowledge, skills, attitudine all’innovazione, ecc.), investimenti produttivi, capitale sociale, beni relazionali, reti materiali e immateriali, assetti di governance, favorendo l’instaurarsi di relazioni cooperative tra istituzioni, imprese, soggetti attivi sul mercato del lavoro e partner sociali;
  • di valorizzare la centralità dei beneficiari finali (persone/imprese) affinché sia pienamente garantita la loro funzione di attori delle politiche che individuano gli obiettivi e partecipano alla costruzione dei progetti.
Perché ciò possa realizzarsi, vanno verificate subito le possibilità e le condizioni per utilizzare meglio le ‘infrastrutture di governance’ esistenti. Una delle condizioni per l’avvio di nuovi percorsi di sviluppo è, infatti, la possibilità di dare voce a un partenariato locale, responsabile, capace sia di definire gli obiettivi, intercettando i reali bisogni del territorio, sia di partecipare alla messa a punto delle strategie e delle misure di intervento, aiutando l’amministrazione a dare vita a una efficace strumentazione. Occorre partire dalle esperienze già avviate ed in corso, valorizzandone i punti di forza e superandone le criticità.
Andrebbe assicurata, inoltre, l’offerta, e soprattutto la qualità, dei servizi che la pubblica amministrazione è in grado di fornire al territorio. E’ assolutamente necessario rendere più celere e più semplice il rapporto tra utenza e istituzioni. Perché un nuovo dinamismo locale possa continuare a manifestarsi occorre che, specie nelle aree meno sviluppate del Paese, sia data l’opportunità ai cittadini, alle imprese ed a tutti gli attori locali, di usufruire di ogni innovazione digitale possibile.
E’ indubbio, infine, che maggiore centralità deve essere data al tema delle risorse umane. Non è possibile immaginare l’avvio di nuovi e migliori processi di sviluppo locale disgiunti dalle dinamiche del capitale umano e dell’occupazione. E’ dunque necessario un perfezionamento delle logiche di promozione dello sviluppo fino a qui attuate, in funzione di un migliore raccordo tra azioni sul fronte delle dinamiche d’impresa, integrando interventi di natura infrastrutturale, politiche attive del lavoro e percorsi continuativi di formazione, off ed on the job.
Nello specifico, si tratta anche di pervenire a una migliore qualificazione e a una maggiore finalizzazione di tutti gli interventi che, a livello locale, vengono destinati alle persone in funzione, sia di una loro maggiore occupabilità e adattabilità, sia in rapporto alle esigenze di crescita competitivo-innovativa espresse dalle imprese e dal territorio.
Le politiche di sviluppo devono avere quindi come referente primario le comunità delle persone, degli attori e le reti del territorio, unite da una comune identità, in modo tale che siano capaci di mobilitare le risorse e le energie di cui dispongono per concorrere alla realizzazione di tutti i programmi di sviluppo concertati e condivisi.
Azioni e governance
L’approccio di sviluppo locale a cui fare riferimento – così come la strumentazione a cui dare vita – dovrebbero essere in grado di assicurare:
  • la costruzione di un’identità collettiva basata sulla condivisione degli obiettivi e sullo sviluppo di una sussidiarietà semplificata tra livelli istituzionali;
  • l’affermarsi di pratiche di cooperazione e di associazionismo interistituzionale che consentano all’intervento pubblico di organizzare la propria operatività su una struttura multilivello basata su ambiti ottimali di programmazione e di gestione;
  • l’affermarsi di una partnership socio-economica competente, in grado di partecipare alla definizione della strategia ed alla governance del territorio, di garantire ai progetti il contributo informativo e di esperienze che proviene dai soggetti più vitali presenti sul territorio stesso, nonché di trainare il sistema (banche, autonomie funzionali, imprese di riferimento territoriale, sistemi formativi, associazionismo, terzo settore), garantendo l’effettiva mobilitazione delle diffuse rappresentanze di interessi;
  • la previsione di un raccordo esplicito tra politiche dell’occupazione e azioni di sviluppo locale, che consenta la compartecipazione di tutte le parti alla realizzazione degli obiettivi attraverso l’avvio di specifici strumenti incentivanti nonché di interventi mirati ad intervenire sulle dinamiche locali del mercato del lavoro, sia dal lato della domanda e sia dell’offerta;
  • una maggiore capacità di interconnessione tra la dimensione locale dello sviluppo e le reti lunghe sulle quali ha luogo lo scambio di capitali, saperi e nuove tecnologie, così da dare continuamente vita a quell’upgrading delle produzioni necessario per una reale valorizzazione delle risorse locali.
Perché le iniziative di sviluppo locale siano in grado di intercettare le specifiche esigenze territoriali, è necessario evitare la sproporzionata generalizzazione di improbabili ed inutilmente ambiziose iniziative verificatasi, talvolta, in questi anni.
Condizione necessaria, ancorché non sufficiente, perché ciò possa davvero accadere è che i territori riescano a dar vita a strategie programmatiche ed a progettazioni coerenti con gli obiettivi, sotto il profilo dei contenuti, della qualità tecnico-operativa e delle soluzioni.
Un maggiore grado di selettività potrà garantire che queste iniziative assicurino un reale miglioramento della qualità delle politiche pubbliche locali, consentendo legacy concrete e durature per i territori interessati.
Infine, per quel che riguarda le questioni attuative connesse con la governance del territorio, priorità va assegnata agli interventi di qualificazione delle strutture organizzative e dei modelli gestionali dei soggetti pubblici coinvolti su scala locale, nonché ad azioni di qualificazione professionale del personale pubblico coinvolto nella gestione di tali processi.
Importante è in ogni caso la valorizzazione delle competenze acquisite dagli attori locali (pubblici, privati e delle parti sociali) sia nel promuovere, progettare e realizzare interventi, sia per quel che riguarda la conoscenza approfondita delle caratteristiche, dei bisogni, delle potenzialità dei territori.

“Essere” globale e collaborare allo sviluppo

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La globalizzazione è un percorso non a senso unico, pervasivo, rispetto al quale occorre fare una riflessione che prenda il via da una dimensione più alta, legata alla diversa concezione della persona che sottostà e influenza le relazioni tra gli attori del mondo globale.

Ciò che si definisce globalizzazione, nell’accezione pratica, tende a strappare le radici di chi stringe troppo i legami con la propria cultura, richiudendo la propria mente anche se il corpo viaggia lontano, di chi non sa relazionarsi alla pari con i sempre più numerosi diversi che si affacciano alla ribalta dello sviluppo e del successo, di chi limita la propria visione alle cose vicine, ai tempi brevi, agli spazi ristretti. Naturalmente non parlo di limitazioni geografiche, ma di tappe mentali, magari molto dettagliate, ma incapaci di descrivere i territori sconfinati dove si giocano le partite che vale la pena giocare.

Un esempio, per intendere meglio: una delle espressioni della cultura classica occidentale che fa riferimento all’Io come Essere, non sarebbe nemmeno traducibile nella mentalità confuciana che sta alla base di quasi tutte le culture estremo-orientali; in esse infatti (in quella cinese in particolare) l’idea di un essere individuale che valga di per sé, senza i necessari legami con gli altri o con l’ambiente, semplicemente non esiste.

Lo sviluppo riposa su un quadro di fiducia e di stabilità delle reti di relazione nelle occasioni di scambio, sulla riduzione dell’incertezza nei rapporti tra soggetti e tra contesti: in sintesi su una concreta e convinta collaborazione.

Vi è allora la necessità di modulare e modellare, in itinere, nuove forme di collaborazione allo sviluppo, proprio quando emergono continue minacce legate alla carenza di competenze specifiche, alle sempre presenti (e inutili) rivendicazioni da ius primae noctis tra alcuni dei soggetti coinvolti, oltre che a tutte le ‘emergenze’ che il mondo ci pone oggi davanti…

Utile e urgente diventa, quindi, alimentare la collaborazione tra i vari attori imprenditoriali e istituzionali, valorizzandone ogni proposta che si fondi sulle specificità locali, ma che sia costantemente aperta a proiettarsi in una dimensione globale, governando con efficace capacità i percorsi programmatici.